Domande Frequenti
Come si ottiene il nuovo libretto di impianto?
La normativa prevede che dal 15 Ottobre 2014 e secondo le scadenze di manutenzione degli impianti già regolamentate dalle singole Regioni, ogni cittadino si doti del libretto d’impianto, che affianca quello vecchio che non deve essere buttato. In ogni abitazione ci saranno perciò due tipologie di libretti: uno per il rapporto sull’efficienza in cui registrare le prestazioni degli impianti e uno per l’uso e la manutenzione per la sicurezza che indica gli interventi di controllo ed eventuale manutenzione per garantirne la sicurezza e la salubrità. Di fatto, ogni utente dovrà richiederlo al manutentore che verrà a casa durante il prossimo controllo dell’impianto di riscaldamento.
Chi è responsabile dell'impianto? Chi deve chiamare il manutentore?
Il responsabile d’impianto (di riscaldamento e climatizzazione) è l’occupante dell’abitazione a qualsiasi titolo, quindi il proprietario nel caso di abitazione privata e l’inquilino in caso di affitto. Fa eccezione l’affittuario in un condominio con riscaldamento centralizzato, dove la responsabilità è dell’amministratore. Se è però presente nell’appartamento un impianto di climatizzazione estiva, la responsabilità è dell’affittuario che deve farne verificare la sicurezza.
A chi devo rivolgermi per sostituire la caldaia?
Gli interventi sugli impianti termici, compresa la sostituzione della caldaia, devono essere effettuati da un installatore o da un’impresa qualificata in possesso dei requisiti previsti a norma di Legge (società iscritta alla Camera di Commercio o all’albo degli Artigiani ai sensi del DM 37/2008).
A chi verrà comunicato l'esito della diagnosi effettuata e come avverranno le verifiche?
Il rapporto di controllo verrà inviato dal manutentore agli enti preposti. Le verifiche non verranno più effettuate a campione, ma si partirà da coloro che non hanno effettuato gli interventi e del cui impianto non è arrivata alcuna notifica al catasto preposto. A seguire verranno effettuati controlli sugli impianti ‘segnalati’.
Cosa sono le valvole termostatiche? Come funzionano? Sono necessarie ai fini del risparmio energetico?
Le valvole termostatiche sono componenti accessori da installare sui radiatori allo scopo di regolare la quantità di acqua che scorre all’interno di ogni singolo radiatore in funzione della temperatura richiesta dall’ambiente.
In combinazione a un termostato ambiente su cui l’utente imposta la temperatura desiderata secondo le fasce orarie della giornata, l’attività delle valvole consente di determinare la temperatura desiderata in ciascun locale della stessa abitazione, riducendo gli sprechi.
Se si intende usufruire delle detrazioni fiscali statali l’installazione delle valvole termostatiche è obbligatoria.
È possibile risparmiare sui consumi di gas mantenendo inalterato il calore?
Sì. L’installazione delle valvole termostatiche e del termostato ambiente (per sapere cosa sono le valvole si veda la risposta precedente) consente un’efficace regolazione della temperatura in funzione delle proprie esigenze, ottimizzando i consumi.
Non tutti sanno che, nei periodi non particolarmente freddi, mantenendo la temparatura di mandata dei radiatori al di sotto dei 60°C è possibile risparmiare fino al 4% del consumo di gas su base annua. Questo consente, inoltre, di eliminare le antiestetiche “strisce nere” che tendono a formarsi sopra i radiatori, causate dalla combustione di particelle di polvere.
Per un buon comfort climatico, la temperatura che si consiglia di impostare è di 20°C circa, ma in alcuni ambienti è possibile ridurla fino a 19-18°C (per esempio nelle stanze da letto) senza compromettere il comfort: ogni grado centigrado in meno equivale alla riduzione di oltre il 5% dei consumi.
È vero che i fumi che fuoriescono dalle caldaie a condensazione sono bianchi anzichè grigi?
Vero. I “fumi bianchi” sono il vapore acqueo prodotto dalla condensazione dei fumi combusti.
Nelle caldaie tradizionali, i fumi combusti fuoriescono a temperature prossime ai 110°C, mentre nelle caldaie a condensazione gli stessi non superano gli 80°C (in media si attestano intorno ai 55°C): la maggior parte dell’energia recuperata proviene dalla condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi e prodotto dalla combustione.
Le caldaie a condensazione sono meno inquinanti di tutti gli altri tipi di caldaia: i “fumi bianchi ne sono una prova”.
Cosa posso fare se la caldaia si blocca e sembra non funzionare più?
In caso di malfunzionamento, sul display delle caldaie è visualizzabile l’autodiagnosi: un codice alfanumerico che indica il “codice di blocco” ovvero il motivo per cui la caldaia ha smesso di funzionare regolarmente. Le caldaie sono dotate di tutti i dispositivi di sicurezza tali per cui, qualsiasi tipo di problematica relativa all’apparecchio non costituisce una situazione di pericolo per l’utente. Sul libretto di istruzioni (uno dei documenti a corredo della caldaia) è possibile prendere visione della legenda di ciascun codice di errore.
La prova fumi è indispensabile? Quando deve essere eseguita?
La prova dei fumi di combustione del generatore termico serve a determinare il corretto funzionamento dello stesso, ai fini della sicurezza (CO, tiraggio, temperatura fumi), dell’inquinamento (CO,CO2), del risparmio energetico (rendimento, tarature,temperatura fumi).
Per eseguire la “prova fumi” la caldaia deve essere pulita e devono essere controllate le tarature che consentono di misurare il massimo rendimento. Ciò è indispensabile soprattutto per le caldaie a condensazione che consentono anche la taratura dell’aria comburente.
Secondo la normativa nazionale, la “prova fumi” va fatta ogni 2 anni, ma esistono disposizioni regionali che la impongono ogni anno: vi invitiamo pertanto a far riferimento alla normativa in vigore nella vostra area geografica di interesse.
È vero che le caldaie a condensazione sono efficienti solo se inserite in impianti termici radianti?
Falso. Sostituire una caldaia tradizionale con una a condensazione, anche in un impianto termico con radiatori, consente un risparmio sui consumi (solitamente da un 15% annuo a salire).
Per installare una caldaia a condensazione è necessario installare anche una nuova canna fumaria? Devono essere impiegati collegamenti aggiuntivi?
Sì. Le caldaie a condensazione devono essere installate con un apparato di scarico fumi (generalmente di materiale plastico) idoneo a sopportare un clima interno costantemente umido, poiché attraversato da vapore acqueo. Gli impianti dotati di scarichi fumi in acciaio inox possono essere allacciati invece senza modifiche.
A questo si aggiunge la necessità di prevedere un apparato di scarico per la condensa, adibito al recupero dei fumi combusti.
A quanto regolo la temperatura del sanitario?
Dal punto di vista del comfort è una questione puramente soggettiva. Dal punto di vista funzionale la temperatura corretta sarebbe quella che ti consente l’utilizzo senza doverla miscelare con la fredda e generalmente si può indicare intorno ai 45°C. Ricorda che già impostare una temperatura di 40°C invece di 45°C può portare un risparmio di circa 15%. Se vuoi averla a temperatura maggiore è bene comunque impostare un valore minore di 55°C per limitare la formazione di calcare.
In inverno si vede del fumo bianco all’uscita del tubo di scarico, è normale?
Sì. Il fenomeno, particolarmente evidente per le caldaie a condensazione, si manifesta in inverno con temperature esterne basse per effetto della condensazione dei fumi.
Ogni quanto tempo occorre controllare la pressione dell’impianto?
È opportuno controllare la pressione ogni 3 mesi quando il riscaldamento è spento e ogni mese con il riscaldamento acceso. Il manometro deve sempre segnare 0,8-1 bar. Se la pressione scende sotto questi valori è necessario ripristinarla (consultare il libretto istruzione alla voce “Ripristino pressione impianto”.
Quali documenti devo tenere a corredo della caldaia o dello scaldabagno a gas?
L’impianto termico / caldaia a gas di potenza utile inferiore a 35 kW deve essere corredato da:
- Dichiarazione di conformità, ai sensi della legge sulla sicurezza degli impianti (rif. Legge 46/90 e D.M. 37/08), rilasciata dall’installatore abilitato;
- Libretto di Impianto;
- Libretto d’uso e manutenzione della caldaia, fornito dal fabbricante, e la relativa Garanzia Convenzionale Immergas.
N.B. Tali documenti sono elencati anche nel Rapporto di controllo e manutenzione, meglio noto come Allegato G al D.Lgs. 192/05 e s.m.i., che il tuo CAT Immergas di fiducia compila a fine intervento. Lo scaldabagno a gas, che non fa parte dell’impianto termico, deve essere corredato da:
- Dichiarazione di conformità, ai sensi della legge sulla sicurezza degli impianti (rif. Legge 46/90 e D.M. 37/08), rilasciata dall’installatore abilitato;
- Libretto d’uso e manutenzione dello scaldabagno, fornito dal fabbricante, e la relativa Garanzia Convenzionale Immergas.
È vero che se ho una caldaia a gas a camera stagna posso evitare la pulizia e la prova fumi?
No, la legge prevede che su tutte le caldaie, indipendentemente dalla tipologia, venga fatta la pulizia e la prova fumi (vedi la risposta al quesito: “Quando devi far fare la pulizia e la prova fumi sulla caldaia a gas?”).
Le caldaie a camera stagna (Tipo C), però, hanno qualche vantaggio rispetto alle caldaie Tipo B: rendono di più, consumano meno ed hanno meno vincoli per l’installazione.
Quali sono gli obblighi di legge per la sostituzione di caldaia?
Devi sapere che gli impianti e gli apparecchi a gas, in generale, devono essere realizzati/installati SOLO da imprese abilitate ai sensi del D.M. 37/08 (norme per la sicurezza degli impianti), in possesso di determinati requisiti tecnico-professionali ed iscritte presso gli appositi Registri della Camera di Commercio.
Il D.M. 37/08 prescrive che ogni impianto realizzato, modificato, etc., deve essere dotato della Dichiarazione di Conformità che ne attesti la sicurezza; l’obbligo vale anche per la “sostituzione di apparecchio a gas installato in modo fisso” (da indicare alla voce “Altro” nella Dichiarazione).
Quando si può formare il monossido di carbonio? Come posso evitarlo?
Devi sapere che il monossido di carbonio (CO) è un gas che si forma quando si brucia un combustibile – ad es. legna, gas, gasolio, etc. – in assenza o scarsità di ossigeno; ad alte concentrazioni, questo gas, incolore ed inodore, può anche risultare letale.
Bastano però pochi accorgimenti per dormire sonni tranquilli.
Secondo la normativa vigente, per evitare la formazione di monossido di carbonio (CO) è importante garantire:
- la presenza di idonee aperture di ventilazione negli ambienti in cui sono installati gli apparecchi a camera aperta (es. caldaie Tipo B). Le aperture di ventilazione garantiscono il corretto afflusso d’aria – e d’ossigeno – nell’ambiente e, per questo motivo, non devono mai essere ostruite;
- il controllo del buon tiraggio dei camini/canne fumarie cui sono collegati agli apparecchi, necessario per evacuare i fumi in atmosfera;
- la manutenzione periodica degli apparecchi, ovvero la pulizia del/i bruciatore/i e la verifica dei dispositivi di sicurezza.
N.B. In Italia, per legge, gli impianti termici devono essere installati e manutenuti da professionisti abilitati ai sensi del D.M. 37/08; rivolgiti, pertanto, al tuo CAT Immergas per le manutenzioni periodiche.
Quanto dura la Garanzia convenzionale?
- 2 anni se l’utente è una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta.
- 1 anno se l’utente è una persona fisica o giuridica che agisce nell’ambito della propria attività imprenditoriale.
Durante il periodo di garanzia a chi mi devo rivolgere?
È necessario contattare il Servizio Tecnico Autorizzato che ha effettuato la messa in funzione del prodotto e la convalida del certificato di garanzia.
Che costi sono previsti in un intervento fuori garanzia o in caso di intervento non per guasto?
Il Servizio Tecnico Autorizzato può richiedere il diritto di chiamata e la manodopera, che variano in base alla tipologia di intervento. Per i costi dei ricambi vale il listino in vigore.
Prima di installare una caldaia a condensazione è opportuno far effettuare il lavaggio del circuito di riscaldamento?
Liberare l’impianto (radiatori, tubazioni, etc.) dai fanghi e dai depositi accumulati nel corso degli anni, vuol dire ripristinare la piena efficienza dell’impianto, un’azione fondamentale indipendentemente dal tipo di caldaia installata. Per massimizzare il risparmio energetico è necessario ridurre la temperatura di mandata del riscaldamento; la presenza di fanghi, depositi e calcare nel circuito non consente il funzionamento con temperature relativamente basse. La pulizia dell’impianto garantisce anche una maggiore durata ed affidabilità di tutti i componenti dell’impianto. Il lavaggio del circuito e il relativo trattamento dell’acqua di impianto sono quindi molto importanti, non a caso sono obbligatori per legge e il costo viene recuperato in tempi brevi grazie al risparmio energetico immediato ottenuto.
Come chiudere correttamente i termosifoni?
Diciamo che la domanda più corretta sarebbe ” bisogna chiudere i radiatori alla fine del periodo invernale?” Se per chiudere i radiatori si intende mettere a “0” la manopola sul radiatore la risposta è NO. Dovremmo posizionare il selettore della caldaia sulla funzione ESTIVA, questa operazione è l’unica necessaria a spegnere in maniera definitiva il riscaldamento.
La seconda operazione da effettuare è quella di posizionare in antigelo/spento il cronotermostato: questo serve a limitare il consumo delle batterie.
Adesso sfatiamo la leggenda di mettere a “0” la manopola del calorifero, operazione inutile con valvole tradizionali e addirittura controproducente con le più moderne, e ormai diffusissime, valvole termostatiche.
Mettendole sullo “0” avviene che il perno interno, quello che apre, parzializza o chiude il passaggio dell’acqua nel radiatore, rimane fermo per un lungo periodo e la possibilità che rimanga bloccato è elevata, così il radiatore rimarrà freddo. Risolviamo il problema lasciando la manopola nella posizione invernale in quanto il perno interno effettuerà comunque dei movimenti evitando il bloccaggio.
Cosa fare prima di riavviare il condizionatore?
Se parliamo di condizionatori con potenza inferiore a 12kw, ovvero la maggior parte degli split nelle abitazioni, dovremmo accertarci che i filtri aria dell’unità interna siano igienizzati (esistono prodotti specifici per questa operazione), poi verifichiamo che l’unità esterna sia priva di materiale che la copra, magari anche parzialmente e che la sua batteria non sia sporca. Fatto questo possiamo accendere il condizionatore e per verificare che la resa sia come riportato nei dati posti sulla targa, occorre collegare un gruppo manometrico.
Parlando invece di refrigeratori ad acqua, quindi macchine di potenza superiore a 9kw atte a raffrescare molti locali, in primis bisognerà effettuare l’inversione dell’impianto da INVERNO a ESTATE chiudendo ed aprendo le valvole manualmente e successivamente mettere in pressione il refrigeratore. Queste sono le prime operazioni, ma ne seguono molte altre tra cui la manutenzione e il controllo tenuta circuito frigo che, se non in possesso del PATENTINO DA FRIGORISTA, non si possono svolgere da soli.
La manutenzione annuale della caldaia è a mio carico anche se sono inquilino?
Se l’impianto è individuale la manutenzione è a carico dell’occupante.
Ho la pressione dell’acqua a zero, cosa devo fare?
Prima di tutto è importante certificare che non ci siamo perdite di acqua da un qualsiasi termosifone, procedere a ricaricare l’impianto dal rubinetto di carico della caldaia fino ad una pressione massima di 1,5 bar, chiudere e verificare. Se tutto sembra regolare tieni sotto controllo la pressione per qualche giorno, altrimenti contattaci.
Se mi assento durante il periodo invernale come mi devo comportare?
Durante l’inverno c’è pericolo di gelate che possono compromettere l’impianto; le soluzioni sono lo svuotamento dell’impianto oppure l’installazione di un kit antigelo.
La normativa prevede che a partire dal 15 Ottobre 2014 e secondo le scadenze di manutenzione degli impianti già regolamentate dalle singole Regioni, ogni cittadino si doti del libretto d’impianto, che affianca quello vecchio che non deve essere buttato. In ogni abitazione ci saranno perciò due tipologie di libretti: uno per il rapporto sull’efficienza in cui registrare le prestazioni degli impianti e uno per l’uso e la manutenzione per la sicurezza che indica gli interventi di controllo ed eventuale manutenzione per garantirne la sicurezza e la salubrità. Di fatto, ogni utente dovrà richiederlo al manutentore che verrà a casa durante il prossimo controllo dell’impianto di riscaldamento.
Il responsabile d’impianto (di riscaldamento e climatizzazione) è l’occupante dell’abitazione a qualsiasi titolo, quindi il proprietario nel caso di abitazione privata e l’inquilino in caso di affitto. Fa eccezione l’affittuario in un condominio con riscaldamento centralizzato, dove la responsabilità è dell’amministratore. Se è però presente nell’appartamento un impianto di climatizzazione estiva, la responsabilità è dell’affittuario che deve farne verificare la sicurezza.
Durante l’inverno c’è pericolo di gelate che possono compromettere l’impianto, Le soluzioni sono lo svuotamento dell’impianto oppure l’installazione di un kit antigelo.
Prima di tutto è importante certificare che non ci siamo perdite di acqua da un qualsiasi termosifone, procedere a ricaricare impianto dal rubinetto di carico della caldaia fino ad una pressione massima di 1,5 bar, chiudere e verificare. Se tutto sembra regolare tieni sotto controllo la pressione per qualche giorno, altrimenti contattaci.
Se l’impianto è individuale la manutenzione è a carico dell’occupante.
Se parliamo di condizionatori con potenza inferiore a 12kw, ovvero la maggior parte di split nelle abitazioni, dovremmo accertarci che i filtri aria dell’unità interna siano igienizzati (esistono prodotti specifici per questa operazione), poi verifichiamo che l’unità esterna sia priva di materiale che la copra, magari anche parzialmente e che la sua batteria non sia sporca. Fatto questo possiamo accendere il condizionatore e per verificare se la resa sia come riportato nei dati posti sulla targa, occorre collegare un gruppo manometrico…
Parlando invece di refrigeratori ad acqua, quindi macchine di potenza superiore a 9kw atte a raffrescare molti locali, in primis bisognerà effettuare l’inversione dell’impianto da INVERNO a ESTATE chiudendo ed aprendo le valvole manualmente. Poi bisogna mettere in pressione il refrigeratore…queste sono le prime operazioni ma ne seguono molte altre tra cui la manutenzione e il controllo tenuta circuito frigo che, se non in possesso del PATENTINO DA FRIGORISTA, non si possono svolgere da soli.
Diciamo che la domanda più corretta sarebbe ” bisogna chiudere i radiatori alla fine del periodo invernale?” Se per chiudere i radiatori si intende mettere a “0” la manopola sul radiatore la risposta è NO… di certo dovremmo posizionare il selettore della caldaia sulla funzione ESTIVA, questa operazione è l’unica necessaria a spegnere in maniera definitiva il riscaldamento.
La seconda operazione da effettuare è quella di posizionare in antigelo/spento il cronotermostato: questo serve a limitare il consumo delle batterie.
Adesso sfatiamo la leggenda di mettere a “0” la manopola del calorifero…operazione inutile con valvole tradizionali e addirittura controproducente con le più moderne, e ormai diffusissime, valvole termostatiche.
Mettendole sullo “0” avviene che il perno interno, quello che apre, parzializza o chiude il passaggio dell’acqua nel radiatore, rimane fermo per un lungo periodo e la possibilità che al memento di andarlo a riaprire questo rimanga bloccato è elevata…così il radiatore rimarrà freddo. Risolviamo il problema lasciando la manopola nella posiszione invernale in quando il perno interno effettuerà comunque dei movimenti evitando il bloccaggio.
Liberare l’impianto (radiatori, tubazioni, etc.) dai fanghi e dai depositi accumulati nel corso degli anni, vuol dire ripristinare la piena efficienza dell’impianto, un’azione fondamentale indipendentemente dal tipo di caldaia installata. Per massimizzare il risparmio energetico è necessario ridurre la temperatura di mandata del riscaldamento; la presenza di fanghi, depositi e calcare nel circuito non consente il funzionamento con temperature relativamente basse. La pulizia dell’impianto garantisce anche una maggiore durata ed affidabilità di tutti i componenti dell’impianto. Il lavaggio del circuito e il relativo trattamento dell’acqua di impianto è quindi un’operazione molto importante, non a caso è obbligatoria per legge, il suo costo viene recuperato in tempi brevi grazie al risparmio energetico immediato ottenuto.
Il Servizio Tecnico Autorizzato può richiedere il diritto di chiamata e la manodopera, che variano in base alla tipologia di intervento. Per i costi dei ricambi vale il listino in vigore.
Il climatizzatore ci aiuta a rendere il nostro confort migliore, soprattutto nel periodo estivo quando umidità e caldo formano un mix disagevole. Nel caso di persone anziane, addirittura pericoloso.
In linea di massima vige la stessa regola del riscaldamento. Se l’assenza comprende le ore centrali della giornata, si avrà un consumo inferiore e un confort maggiore al ritorno, se l’impianto rimane acceso. Se l’assenza supera i due giorni conviene spegnerlo.
Il primo problema che sorge è il calcolo delle B.T.U. Se è un tecnico specializzato a calcolare la dimensione del climatizzatore da installare, in base all’isolamento della struttura, numero delle stanze, la loro dimensione e il numero degli occupanti, non ci saranno sorprese. Al contrario si rischia di installare un impianto sovradimensionato (con costi di gestione e mantenimento elevati) o peggio ancora sottodimensionato.
Le maggiori case produttrici di climatizzatori tendono a dividere il loro mercato in “prodotti da bancone” e “prodotti professionali” distinguendoli per qualità costruttiva, potenza ed efficienza.
Oltre ad una questione di qualità/efficienza, il negozio non specializzato utilizza installatori esterni raramente monomandatari e/o monomarca. Di conseguenza la preparazione e la competenza potrebbero non essere all’altezza per installare un impianto di climatizzazione. Inoltre, se dovessero esserci problemi relativi al funzionamento, l’installatore potrebbe scaricare la colpa sul venditore e viceversa. Rivolgendosi ad un’azienda specializzata, si avrà un unico referente a garanzia e la sicurezza di un impianto montato a regola d’arte, da installatori preparati e formati da corsi specifici predisposti dalle case produttrici.
L’assistenza che offre un’azienda specializzata non è paragonabile a quella data da installatori occasionali sia in termini di qualità che di velocità. Questo vale per un eventuale problema all’impianto ma pure per una semplice dimenticanza sul funzionamento del telecomando.
L’unità esterna deve disperdere il calore accumulato all’interno quindi, ove è possibile, va installata al riparo del sole. Le posizioni ideali sono sotto gronda nel lato nord o est dell’abitazione. E’ comunque progettata e costruita per operare in qualsiasi posizione cardinale e latitudine.
Lo scarico della condensa serve a far defluire l’acqua derivata dall’umidità presente nell’ambiente interno. Infatti il primo sollievo che riceviamo dal climatizzatore, è la drastica riduzione dell’umidità che oltre ad essere sgradevole, sarebbe dannosa se raffreddata.
La prima differenza tra un canalizzato ed un impianto a split è l’estetica. L’impianto canalizzato si integra in modo ‘invisibile’ nell’ambiante. Visibilmente si potranno notare solamente le bocchette di aerazione.
Installando un impianto canalizzato ci saranno meno tubazioni da portare nelle varie stanze climatizzate, mantenendo una resa tendenzialmente identica allo split.
Il punto a favore dell’impianto split è la maggiore personalizzazione per quanto concerne la temperatura delle singole stanze.
L’impianto canalizzato non consente di aumentare o diminuire la temperature di ogni singola stanza a meno di installare un sistema abbastanza complesso di gestione meccanica delle bocchette di aerazione. Solitamente si regolano le bocchette in ogni stanza, poi sarà l’impianto ad autogestire le differenziali temperature. Sistema molto simile al funzionamento del riscaldamento.
Per star bene in estate è sufficiente che la temperatura sia all’incirca 27 °C, con un’umidità relativa compresa tra 40 e 60%.
Esteticamente la differenza può anche non essere sostanziale, i pannelli si somigliano, ma le funzioni sono molto diverse:
- I pannelli solari fotovoltaici convertono l’energia del sole in energia elettrica
- I pannelli solari termici utilizzano l’energia solare per produrre acqua calda, che può essere impiegata sia per le necessità sanitarie quotidiane che come integrazione al riscaldamento
L’efficienza di un impianto solare termico o fotovoltaico dipende strettamente dall’irraggiamento solare a cui viene esposto, dalle condizioni climatiche dettate dalla zona geografica in cui si vive e dall’orientamento del tetto sul quale viene installato. Prima dell’acquisto è meglio valutare tutte le condizioni grazie alla consulenza di un tecnico specializzato.
Uno dei momenti in cui c’è maggiore richiesta di acqua calda è il mattino presto e la sera prima di coricarsi; lecito, quindi, chiedersi se durante la sera e la notte un impianto solare termico continui a garantire l’erogazione di acqua calda. I pannelli, come detto, producono acqua calda sanitaria in proporzione alla loro efficienza e all’intensità dell’irraggiamento a cui sono sottoposti. Questa può essere utilizzata anche durante le ore centrali della giornata, soprattutto se entra in gioco un secondo componente dell’impianto: il bollitore. Scegliendo con attenzione le capacità dell’accumulo, si potrà sfruttare l’acqua calda prodotta durante il picco in qualsiasi momento della giornata.
L’installazione di questa soluzione porta molteplici e assoluti vantaggi! Consente, infatti, di:
- Garantire il massimo comfort nella produzione di acqua calda sanitaria
- Ridurre i consumi e i costi in bolletta
- Aumentare il valore dell’immobile
È poi un investimento che si ripaga in pochi anni! Integrare un sistema solare termico al tuo impianto di riscaldamento è facilmente realizzabile e si può ripagare grazie al risparmio generato e grazie anche agli incentivi e detrazioni fiscali previste.
Questo pannello utilizza l’energia del sole per produrre acqua calda, utilizzata sia per integrare la produzione di acqua calda sanitaria, sia per il riscaldamento della tua abitazione. Da non confondere con il fotovoltaico, che cattura l’energia solare per trasformarla in energia elettrica.
No, questa è una falsa credenza. Nonostante in molti non lo sappiano, in base alle esigenze si può creare un impianto finalizzato solo al riscaldamento, solo a scaldare l’acqua calda sanitaria, o entrambe.
No, l’impianto funziona tutto l’anno e ti permette di spegnere la caldaia anche per 6 o addirittura 8 mesi su 12 (nel periodo tra Marzo e Ottobre), sfruttando l’acqua calda scaldata gratuitamente dal Sole. Nel restante periodo invernale con il solare termico puoi integrare la caldaia per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria.
Il funzionamento dei pannelli dipende dalla quantità di energia emanata dal sole, quindi si deve tenere conto di:
- Zona in cui abiti (Nord, Centro, Sud, vicino al mare, montagna)
- Condizioni climatiche del tuo paese
- Orientamento e inclinazione del tetto (ottimale tra i 30° e i 45°)
- Tipologia di pannello (piano o a tubi sottovuoto)
Il solare termico è molto più resistente di un fotovoltaico, e può durare anche più di 25 anni se correttamente installato. Per questo non richiede grossi interventi di manutenzione, se non un controllo con pulizia una volta all’anno, che viene solitamente fatto coincidere con quello della caldaia.
La vita di un impianto solare medio ha una durata di circa 25 anni.
Gli impianti solari termici ad acqua possono differire, oltre che per la componentistica scelta (collettori, accumuli) anche per la modalità con cui avviene lo scambio di calore tra i pannelli solari e l’accumulo.
Esistono due tipologie di trasferimento: la circolazione naturale e quella forzata.
Circolazione Naturale: sfruttano il principio naturale secondo cui un fluido più caldo tende a spostarsi verso l’alto, mentre un fluido più freddo tende a scendere verso il basso. Il serbatoio di accumulo viene posto al di sopra del collettore stesso. Il fluido termovettore, scaldandosi sotto l’azione del sole, si dilata, perde di densità ed è spinto dal fluido più freddo verso l’alto. In “cima” al sistema è di solito posto un accumulo che, pertanto, viene ad essere caricato di energia in modo automatico, senza alcun controllo elettronico ed in modo semplice ed affidabile.
È una soluzione impiantistica interamente installata in esterno, semplice, compatta ed economica, adatta per piccoli impianti situati in località dal clima non particolarmente rigido;
Circolazione Forzata: sono i sistemi in cui è necessario l’inserimento di un sistema automatico per la regolazione del flusso. La circolazione forzata si usa, inoltre, in tutti quei casi in cui, per qualsiasi motivo, non sia possibile collocare il serbatoio in posizione sopraelevata rispetto al collettore. La circolazione forzata avviene tramite il lavoro di una pompa che, sotto certe condizioni controllate elettronicamente da sonde di temperatura e dalla centralina di controllo, permette al fluido termovettore di circolare nel circuito e cedere calore all’accumulo di acqua calda. In condizioni quali la mancanza di insolazione (notte o forte nuvolosità) o il raggiungimento della temperatura massima nell’accumulo, la pompa smette di far circolare il fluido che non cede calore all’esterno né all’interno del sistema.
Tale soluzione garantisce anche una migliore integrazione architettonica e un migliore risultato estetico in quanto consente di collocare il serbatoio in un idoneo locale tecnico e non sul tetto.
Ci si riferisce ad acqua “dura” per indicare un’acqua che contiene più minerali rispetto all’acqua ordinaria. Questi minerali sono in particolare calcio e magnesio: quanto più il contenuto di questi minerali dissolti aumenta, tanto più aumenta la durezza dell’acqua.
Il magnesio ed il calcio sono ioni positivamente caricati. A causa della loro presenza, altri ioni positivamente caricati si dissolveranno meno facilmente in acqua dura che in acqua che non contiene calcio ed il magnesio. Ciò è la causa del fatto che il sapone non si dissolve completamente in acqua dura.
La durezza dell’acqua è molto importante sia in molte applicazioni industriali, quali la produzione di acqua potabile, in fabbriche di birra e soda, che nell’alimentazione e raffreddamento di caldaie.
Quando l’acqua contiene una quantità significativa di calcio e di magnesio, è denominata acqua dura. L’acqua dura è nota per bloccare i tubi e ostacolare la dissoluzione di sapone e detersivi. L’addolcimento dell’acqua è una tecnica che favorisce la rimozione degli ioni che inducono l’acqua ad essere dura, nella maggior parte dei casi ioni calcio e magnesio. Durante l’addolcimento si possono anche rimuovere ioni ferro. Il modo migliore addolcire l’acqua è usare un’unità di addolcimento e collegarla direttamente al rifornimento idrico.
Un addolcitore per acqua è un’unità usata per addolcire l’acqua, rimuovendo i minerali che ne causano la durezza.
L’addolcimento dell’acqua è un processo importante, perché con esso si riduce la durezza dell’acqua negli impianti domestici e nelle aziende.
L’acqua dura può bloccare i tubi ed impedire la dissoluzione del sapone e l’addolcimento può impedire questi effetti negativi. L’acqua dura causa inoltre un elevato rischio di formazione di depositi negli impianti di acqua domestici. Per la formazione di queste ostruzioni, le tubazioni si intasano e l’efficienza delle caldaie e dei serbatoi si riduce. Ciò aumenta il costo del riscaldamento domestico dell’acqua di circa il 15-20%.
Un altro effetto negativo di questi depositi è che danneggiano i macchinari domestici, come quelli delle lavanderie. Addolcire l’acqua significa aumentare la durata di tali macchinari domestici e la durata delle condutture. Inoltre contribuisce ad un funzionamento migliore ed una durata maggiore degli impianti di riscaldamento solare, delle unità di aria condizionata e di molte altre applicazioni a base d’acqua.
Gli addolcitori per acqua sono scambiatori di specifici ioni, destinati alla rimozione di ioni caricati positivamente: essi rimuovono principalmente gli ioni calcio (Ca2+) e magnesio (Mg2+), spesso indicati come “minerali di durezza”.
Gli addolcitori a volte vengono anche applicati per rimuovere il ferro: i loro dispositivi possono rimuovere fino a cinque milligrammi per il litro (5 mg/l) di ferro dissolto. Essi possono funzionare automaticamente, semiautomaticamente, o manualmente. Ogni tipo è dimensionato in base alla quantità di durezza da rimuovere prima che sia necessaria la rigenerazione.
Un addolcitore per acqua raccoglie i minerali che determinano la durezza all’interno del relativo serbatoio di condizionamento e di tanto in tanto li fa fuoriuscire per il drenaggio.
Scambiatori ionici sono spesso usati per l’addolcimento dell’acqua: quando uno scambiatore ionico è applicato a tale scopo, va a sostituire gli ioni magnesio e calcio contenuti nell’acqua con altri ioni, per esempio sodio o potassio. Gli ioni dello scambiatore sono aggiunti alla riserva dello scambiatore sotto forma di sali di potassio e di sodio (NaCl e KCl).
Un buon addolcitore dell’acqua dura molti anni. Alcuni addolcitori realizzati negli anni ’80 sono ancora funzionanti e molti altri hanno bisogno di poca manutenzione, oltre che di essere occasionalmente riempiti.